lunedì 7 marzo 2016

Importante sentenza della Cassazione sulla circolazione stradale



diritto
La Corte di Cassazione ha recentemente emanato una sentenza (11 aprile 2014, n. 16059) che delinea alcuni principi fondamentali sulla circolazione stradale, principi che tutti i conducenti di autoveicoli sono tenuti a conoscere.
Nel caso di specie, un motociclista aveva investito un passante mentre attraversava la strada; la Corte d'Appello di Milano ha ritenuto colpevole il motociclista sia per violazione dell'art. 187 del Codice della Strada (guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze), sia per aver investito il pedone mentre attraversava la strada, addebitandogli, per questo fatto, l'omicidio colposo.
ll difensore dell'imputato ha proposto ricorso in Cassazione. La Corte ha parzialmente accolto il suo ricorso.
La Cassazione ha enucleato due importanti principi, che qui si sintetizzano.
- PRIMO PRINCIPIO: il limite di velocità. Ai fini di stabilire la responsabilità dell'automobilista, è necessario valutare la velocità con la quale guidava il suo mezzo, ma tale parametro non è commisurato solo al limite di velocità imposto dalla legge. In prossimità di un semaforo, il conducente deve prestare particolare attenzione, perché l'ipotesi che un pedone attraversi la strada, anche in maniera "imprudente", è "prevedibile". In virtù della prevedibilità di questo evento (l'attraversamento imprudente di un pedone), il conducente deve guidare con il massimo scrupolo e ad una velocità che permetta, nel caso si verifichi la suddetta evenienza, di frenare in tempo. Per questi motivi, il motociclista è stato ritenuto colpevole dell'investimento del pedone, anche se la velocità con cui guidava il veicolo era inferiore a quella imposta dalla legge.
- SECONDO PRINCIPIO: guida sotto l'effetto di stupefacenti. La Corte di Cassazione ha, per quanto riguarda questa parte del ricorso, dato ragione al conducente del veicolo, che era stato accusato di aver guidato sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Per quanto riguarda la prova dell'assunzione di tali sostanze, la Cassazione ha ribadito che non basta che il conducente sia stato sottoposto all'esame delle urine. Questo esame per la Corte non è sufficiente; infatti, l'esame delle urine dimostra solo che in passato è stata assunta la sostanza, che permane nel corpo anche dopo un po' di tempo, ma non che, al momento della guida, il conducente fosse sotto gli effetti della stessa. Per provare questo è necessario, secondo la Cassazione, eseguire degli accertamenti tecnici più complessi dell'esame delle urine. 

Sesto Pneus
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Rosa Aimoni - pubblicato su Report On Line